mercoledì 16 novembre 2011

La fine dell'era Berlusconiana

Berlusconi ha lasciato il governo dopo essersi reso conto che non ha più la maggioranza in Parlamento. Finisce l'era di Silvio Berlusconi, durata ben 17 anni.
L'ex premier fece il suo ingresso in politica nel 1994, riuscendo nel giro di poco tempo, grazie alla popolarità data dalla sua immagine di imprenditore fattosi da solo, a creare un suo partito e trovare moltissimi consensi, soprattutto nel Mezzogiorno. L'obiettivo dichiarato di Berlusconi era quello di arginare un'eventuale vittoria della sinistra e di ricostruire un centro-destra ormai in via di dissoluzione.
Diciassette anni dopo viene scritta la parola fine ad un governo, che se pur con interruzioni dovute alle vittorie dell'opposizione, ha portato avanti l'Italia tra scandali, crisi, corruzione, leggi ad personam, amicizie mafiose e quant'altro...
Berlusconi lascia Palazzo Grazioli tra i fischi, nonostante l'atto di responsabilità che lo ha portato a dare le dimissioni, segno di un diffuso malcontento nei confronti dell'imprenditore milanese.

I dubbi che hanno investito l'Italia in questi giorni riguardavano il futuro della guida del paese: elezioni anticipate o governo tecnico?

Oggi stesso il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha affidato l'incarico di formare un governo tecnico a Mario Monti, economista, accademico, senatore a vita dal 9 novembre scorso, ex commissario europeo e Presidente dell'Università Bocconi. A lui il duro compito di salvare il paese e gli italiani da quella che sembra una crisi di difficile risoluzione.
L'Europa (BCE e Fmi) spinge per l'approvazione delle cosiddette "misure anticrisi": privatizzazioni, liberalizzazioni, tagli allo stato sociale e alla spesa pubblica.
Queste misure possono arginare la crisi? Oppure servono soltanto per accontentare i piani alti dell'Ue, Merkel e Sarkozy in primis, in modo tale da non ritrovarci fuori dall'Euro?
I tagli allo stato sociale e alla spesa pubblica non finiranno per rendere ancora più critica la situazione degli italiani?
La crisi americana del 1929, una delle più gravi della storia mondiale, non ci ha forse insegnato che per uscire da situazioni come queste si deve fare proprio il contrario? ciò aumentare la possibilità di spesa dei cittadini, dando più lavoro a tutti, aumentando quindi la domanda interna in modo da far girare l'economia?
Una cosa è certa, toccherà a Mario Monti adesso far fronte ai bisogni del popolo italiano, ritrovando una credibilità a livello europeo ormai da anni persa con il governo Berlusconi.
Mi auguro che Monti possa rappresentare per l'Italia quello che Franklin Delano Roosevelt rappresentò per gli Stati Uniti nel '29.