Tangentopoli, la crisi dei partiti, la fine della prima Repubblica ci hanno fatto disinnamorare della politica e dei rappresentanti dello Stato. Oggi più che mai l'Italia si trova di fronte ad un bivio simile a quello dei primi anni '90, costretta tra l'esigenza di cambiare e l'impossibilità di dare fiducia a soggetti politici che da vent'anni continuano a deluderci e prenderci in giro.
Non v'è dubbio occorra una grande volontà per credere (ancora) alle parole di cambiamento, alle proposte e agli slogan dei più vari attori di una politica, anno dopo anno, sempre più malata.
In molti, io per primo, credevano e speravano che la fine del governo tecnico presieduto da Mario Monti avrebbe portato qualcosa di nuovo, qualcosa di buono in questo paese ormai dilaniato dalla crisi, dalle tasse, dalla disoccupazione (giovanile e non). Invece ci siamo trovati di fronte alla solita campagna elettorale acchiappa-voto fatta soltanto di battute ad effetto, trovate propagandistiche, tentativi di sottrarre credibilità agli avversari, senza renderci conto che tutto questo non faceva altro che togliere credibilità alla politica, alle istituzioni dello Stato; senza renderci conto che tutto questo non faceva altro che togliere speranza alle persone (oltre che pazienza).
Rabbrividisco, e come me spero molti elettori italiani, di fronte all'incapacità della "casta" di parlare di problemi concreti, di andare al di là delle banalità, di proporre soluzioni reali e rapide.
Mi stupisco (e in fondo non capisco perché lo continuo a fare) che i soliti personaggi, da Berlusconi a Bersani passando per Brunetta e D'Alema, riescano a catturare migliaia di voti, riescano a prendere per il naso buona parte dell'Italia dopo anni e anni di immobilismo e fannullonismo.
Questi ultimi vent'anni (alcuni li chiamano berlusconismo, ma io non voglio far distinzione tra destra e sinistra, almeno in questo pezzo) ci lasciano un'eredità pesante, pesantissima: Ci lasciano debiti, crisi di lavoro, sfottò da parte degli altri paesi, incapacità di stare in un'Europa che ogni giorno ci chiede di riparare al debito pubblico, mettendoci quindi su di un piano inferiore rispetto a paesi quali Germania e Francia per esempio, esodati, processi mai chiusi, bunga bunga ecc..
Questi vent'anni ricadono anche sui giovani (ahimé sulla mia generazione) e su quella dei nostri figli se non capiamo (ma soprattutto la classe politica) che è arrivato il momento di interrompere questo trend, di cambiare la rotta...questa volta per davvero.
Un tempo il paese era spaccato in due: c'erà il centro-nord più ricco e il centro-sud che stentava perché lasciato da solo a combattere contro Mafia, Camorra e problemi strutturali; oggi la situazione è cambiata: il paese è sempre diviso in due ma la divisione non è più territoriale; la separazione di oggi si ha tra politici e cittadini. Il popolo italiano tutto si è impoverito, al sud come al nord. Non è più accettabile vedere persone distrutte nella loro dignità dalla mancanza di lavoro, dalle tasse, dagli stenti mentre un'altra Italia (quella dei politici appunto) continua a fare la bella vita tra vitalizi, auto blu, privilegi, stipendi altissimi e pensioni con chissà quanti zero.
Siamo oramai (e per fortuna) giunti a pochi giorni dalle elezioni politiche, vedremo chi la spunterà e soprattutto come la spunterà (importante perché l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è trovarci in un impasse politica). Non mi meraviglierei se alla fine di questa grande buffonata chiamata campagna elettorale ci fosse un risultato sorprendente del M5S di Beppe Grillo, forse l'unico in grado di incarnare il malcontento generalizzato tra gli italiani.
D'altro canto, non mi sorprenderei neanche di vedere grandi risultati da parte di altri schieramenti politici dati da tempo per morti e privi di una qualsiasi presentabilità; da vent'anni c'è qualcuno che li vota e forse quel qualcuno ci cadrà...ancora una volta.