Le elezioni amministrative appena concluse in Francia hanno visto un grande exploit del Front National guidato da Marine Le Pen. Presente in solo 500 circoscrizioni, il partito anti-euro è riuscito a strappare il 7% dei voti e ad affermare i suoi candidati quasi ovunque, da Avignone a Ferbach, da Perpignan a Nimes.
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Marine Le Pen (FN) |
Per un partito che sale c'è una sinistra in calo ovunque, persino a Parigi dove Anne Hidalgo veniva data per grande favorita ma è arrivata seconda, preceduta da Nathalie Kosciusko-Morizet dell'UMP. Domenica prossima, nella capitale francese, ci sarà quindi un ballottagio in rosa.
Il grande vincitore di queste amministrative è stato senza dubbio l'astensionismo. Quasi il 40% dei francesi, infatti, ha scelto di non andare a votare. Altro elemento questo che, assieme alla crescita del Front National, preoccupa molto in vista delle elezioni europee di maggio.
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Alain Juppé (UMP) |
Con un occhio alla corsa all'Eliseo del 2017, si registra un grande successo di Alain Juppé (UMP), riconfermato sindaco di Bordeaux al primo turno con il 60% dei voti.
Jacques Chirac disse di lui: "Il migliore fra tutti noi".
Sarkozy è avvertito..
Nessuna sorpresa alle primarie del Pd a Firenze. Dario Nardella vince con l'82% dei voti (circa 9.500 voti).
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Dario Nardella |
I due concorrenti del vicesindaco, Alessandro Lo Presti e Iacopo Ghelli, sono stati letteralmente stracciati: solo 7,4% dei voti sono andati al primo e 10,1% al secondo.
Il candidato Sindaco: "Questo è stato solo un allenamento, ora pancia a terra e al lavoro per vincere a maggio". E ancora: "trarrò beneficio dal grande rapporto che mi lega a Matteo Renzi nell'interesse di Firenze e dei Fiorentini".
Da registrare una scarsa affluenza alle urne: soltanto 11.600 fiorentini si sono recati a votare, contro i 37.500 del 2009.
Sono passati appena due giorni dalla premiazione a Los Angeles de "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino. Ieri, milioni di italiani hanno visto il film in tv, commentandolo in modo diametralmente opposto.
Il popolo dei social networks si è nettamente diviso tra coloro i quali ritengono la pellicola di Sorrentino una schifezza e chi, invece, ne elogia la bellezza. Quest'ultimi, però, rientrano nella categoria di quelli che "salgono sul carro del vincitore". Sono i classici tipi che dicono: "ha vinto, è un grande film".
Fatico a scegliere una categoria preferita.
Se abbiamo detto che gli italiani si sono divisi, dobbiamo anche far notare che, per un altro verso, si sono uniti: la maggior parte di loro, infatti, non è riuscito a capire il senso del film. Gran parte degli spettatori ieri sera non è stato in grado di vedere e comprendere il messaggio insito nel racconto che ha come protagonista Jep (Toni Servillo).
La cosa, pensandoci a freddo, non doveva sorprendermi più di tanto.
Svegliarsi stamani, accendere il pc, e leggere i commenti più disparati (da "mi sto per addormentare" a "non capisco che senso abbia" passando per "se questo film è da Oscar, io sono..") mi ha lasciato interdetto. Forse ho troppa stima dei miei contatti facebookiani e twitteriani? forse vederlo al cinema (cosa che io ho fatto, insieme a pochi altri, evidentemente) ti fa arrivare qualcosa che invece la televisione non trasmette?
Scegliete la versione che più vi piace, a me non importa.
Quando ho visto per la prima volta il film ho avuto subito chiaro quale fosse l'intento del regista napoletano, immediatamente ho notato i contrasti, le sottolineature, il senso della pellicola. Mi sembra evidente che sia descritta una società moderna (la nostra) che non apprezza, non valorizza, non protegge quanto di bello possiede e le è stato tramandato.
"La grande bellezza" non vuole far vedere Roma in tutto il suo splendore (come molti pensano). Non vuole parlare DI Roma. Sorrentino vuole parlare A Roma, ma anche A Firenze, A Pompei ecc... vuole parlare all'Italia tutta, suonando un campanello di allarme che purtroppo, la maggior parte di noi, non è in grado di ascoltare e capire. Il film vuole scuotere l'italiano da un torpore ed una mancanza di valori e cultura che stanno portando alla rovina di tutto ciò che di bello il nostro paese possiede.
Forse è vero che per capire un qualcosa occorrono degli "occhiali culturali" in grado di incorniciare il senso, di far arrivare il messaggio. Stamani ho capito che molti nostri connazionali posseggono al massimo occhiali da sole, buoni per andarci al mare, non certo per leggere tra le righe un'opera della complessità de "La grande bellezza".
Probabilmente è troppo ambizioso pensare di poter far capire un progetto simile ad individui che, fino a due giorni fa, vedevano (solo e soltanto) Fantozzi, Boldi o film del tipo "spara tu che sparo anch'io". Il passo è veramente troppo grande.
Spesso sentiamo dire (a ragione) che la politica e i politici ci stanno rovinando. Appare quanto mai evidente (almeno ai miei occhi) che la classe politica degli ultimi anni è la giusta rappresentante di un popolo (il nostro) che è soltanto un lontano (molto lontano) parente di chi ci ha preceduto, contribuendo a fare del nostro paese un Grande Paese.
Penso a Fellini, Visconti, (Vittorio) De Sica, ai padri costituenti, e potrei continuare ancora, e mi chiedo: Cosa abbiamo in comune con loro?
Dispiace perché l'Oscar a Sorrentino, in un paese "normale", sarebbe stato una possibilità enorme di rilancio, una grande occasione per credere nel nostro paese, investire in ciò che sappiamo fare e in ciò che possediamo. Invece, ci limitiamo a sterili critiche o ipocriti elogi senza capire che il tempo passa, Pompei cade a pezzi, Roma è sommersa dai debiti, Venezia dall'acqua alta ecc... ci stiamo perdendo e lo stiamo perdendo (il nostro paese)!
Parafrasando Dostoevskij: La (grande) bellezza salverà l'Italia...se siamo in grado di capirlo.
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Hugo Chavez |
Il 5 marzo dello scorso anno è scomparso Hugo Chavez, leader del Venezuela. Con lui, se n'è andata anche la coesione del popolo venezuelano.
Il 13 aprile 2013 è stato eletto Nicolas Maduro, con una percentuale molto ridotta (50,78%), segno che il neo presidente non unisce ma divide. Il successore si distingue da Chavez proprio nella (non) capacità di nascondere i problemi del paese e tenere unito il popolo.
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Nicolas Maduro |
Ormai da settimane si verificano proteste contro Maduro, accusato di aver stretto il legame con Cuba, minando cosi i rapporti con gli USA. Il governo è accusato di regalare la maggior parte dei 2,5 milioni di barili di petrolio prodotti ogni giorno per rendersi maggiormente amici i paesi limitrofi (tra cui, appunto, anche Cuba); nei supermercati non si trovano più i prodotti importati e la produzione di quelli nazionali è diminuita del 30%; L'inflazione "ufficiale" è al 56%, mentre quella reale tocca il 500%; Il PIL è diminuito del 4% e la moneta (bolivar fuerte) ha perso la sua forza.
Le manifestazioni sono nate a Caracas da gruppi di studenti che invocavano una maggiore sicurezza e poi si sono estese a tutto il Venezuela. I capi della rivolta sono essenzialmente due: Leopoldo Lopez e Carlos Vecchio. Nelle ultime settimane si sono registrati già 18 morti e centinaia di feriti a causa della violenta repressione da parte dell'esercito.
Questa situazione viene taciuta dalla stampa di regime. Il presidente Maduro pensa solamente a moltiplicare le feste e spostare il carnevale, sostenendo di sognare Chavez nel cuore della notte e seguire le sue linee guida.
Sabato ci sarà l'ennesima protesta, chiamata "marcia delle pentole vuote", per rimarcare come ormai il popolo non abbia più da mangiare.
Sembra passato un secolo, invece è soltanto un anno che Hugo Chavez non guida più il suo paese. Dopo soltanto 12 mesi, il Venezuela è più diviso che mai e procede spedito verso la bancarotta.