venerdì 9 ottobre 2015

Le dimissioni di Marino: via al "totonomi" per la poltrona di sindaco, con l'incertezza M5s

La vicenda Marino non poteva finire diversamente: ha provato a difendere dallo scandalo Mafia Capitale un partito, il Pd, che era - ed è - impelagato fino al collo; si è coperto di ridicolo raccontando frottole a destra e a manca; è riuscito a smentire anche quella che, per la maggior parte delle persone, era la sua unica qualità: l'onestà. La sua credibilità, a soli due anni dalla vittoria elettorale, è scesa in picchiata...e come poteva essere diversamente!?!


Nonostante tutto è legittimo ritenere che qualcosa di buono sia stato fatto a Roma dalla giunta Marino, e sono anche convinto che nel complesso l'ex sindaco sia ancora considerabile una persona onesta. Il punto è che la politica non è per le persone oneste, ma per quelle capaci di farla. Persino nel momento delle dimissioni, ammettendo di avere venti giorni per ritirarle, ha dimostrato l'ambiguità e l'incapacità sottolineate negli ultimi mesi. Mi dispiace, ma la Capitale d'Italia merita ben altro. Non so se tutti questi fatti spianeranno nel breve/medio periodo la strada ai 5Stelle, da una parte spero proprio di no perché su quelle poltrone, e lo dimostra Marino, servono persone capaci, navigate, preparate, serie. Tutte cose che i grillini - a mio parere - non hanno ancora dimostrato di essere. Un nome che probabilmente rischierebbe veramente di sbaragliare la concorrenza è quello del romano Alessandro Di Battista, il quale però ha più volte ribadito il concetto che prima di tutto c'è la coerenza. Il rispetto delle regole è un aspetto del Movimento assolutamente da lodare, ma chi decide qual è il confine tra coerenza ed errore politico? E' preferibile mantenere in modo ferreo una posizione, anche se perdente, oppure acquisire quella elasticità che in tante occasioni avrebbe portato Di Maio e compagni ad avere ben più grande rilevanza politica? Su questo aspetto ruotano i principali dubbi relativi alle capacità politiche del Movimento di Beppe Grillo. E all'orizzonte non sembrano esserci cambiamenti: il rischio è che venga proposto un talentuoso sconosciuto che poche speranze avrà messo a confronto con nomi di spicco di altre formazioni politiche.
Nel centrosinistra, invece, i nomi sono molti: da Gabrielli (già prefetto di Roma) a Giachetti passando per Barca e Gentiloni. Sulla sponda opposta si sta facendo in queste ore il nome della Meloni e di Marchini. Tanti, tantissimi quindi i papabili alla poltrona di sindaco della Capitale d'Italia: vedremo chi riuscirà a convincere un popolo, quello romano, ormai sfiduciato e incazzato per anni e anni di cattiva o mancata amministrazione.

giovedì 3 settembre 2015

Aylan, un simbolo da ricordare.

Succede sempre così, non cambieremo mai. L'ennesima tragedia umana si è consumata ieri sotto gli occhi ciechi della politica europea. Il piccolo corpo di Aylan, trovato senza vita sulla costa turca, ha come riattivato la capacità delle persone di emozionarsi, di capire che quando diciamo "duecento morti nel Mediterraneo..." stiamo parlando di vite umane, proprio come noi. L'immagine del bimbo inerme sulla spiaggia ha dato un volto ad una tragedia che da troppo tempo imperversa sull'Italia e sull'Europa tutta, senza che nessuno trovi la forza per comprenderne le ragioni, elaborarne una soluzione di lungo periodo. 


Soltanto ieri, ahimè, l'opinione pubblica si è svegliata dal lungo torpore, ha cominciato a valutare oltremodo bigotte le affermazioni di chi sostiene che con la ruspa si possa ridurre o addirittura eliminare un problema grande, grandissimo come questo. Certo è che scandalizzarsi non basta, è qualcosa ma non basta. Serve l'accoglienza nei confronti di chi fugge da situazioni terribili? Assolutamente sì. C'è la necessità di capire le motivazioni per cui si è venuto a creare un tale disastro? E' fondamentale. Occorre lasciar perdere il proprio orticello, il linguaggio politichese, le eventuali prossime elezioni e collaborare, ragionare, comprendere e soprattutto fare. E' obbligatorio dimostrare che dalle lezioni più dure riusciamo ad imparare qualcosa, a differenza di ciò che è successo in passato. Come non citare il caso relativo a Charlie Hebdo: nel gennaio di questo anno il mondo intero fu sconvolto dagli avvenimenti di Parigi: una grande marcia, tante belle frasi in favore del giornale satirico e molto sdegno da parte di tutto...sdegno immediato, però. Poche settimane, se non giorni, dopo eravamo nuovamente concentrati su altro, la battaglia per la libertà di pensiero e di espressione era già dimenticata. Come se queste non fossero ancora valori sempre più in pericolo e sempre più da proteggere. Oggi c'è la battaglia per aiutare i migranti, domani ci sarà altro. Di questo passo condivideremo sui social network le frasi più belle relative a questo o quel problema, sentiremo i politicanti pronunciare le classiche frasi d'occorrenza e poco altro. Cerchiamo, per una volta, di smentire noi stessi: restiamo sull'enorme problema per più di due settimane e, con lungimiranza, proviamo a risolvere davvero questo demone che ogni giorno spezza delle vite...vite come le nostre.

lunedì 6 luglio 2015

Referendum Grecia: il popolo dice 'Oki'

Alla notizia che il 'No' aveva vinto il referendum  Piazza Syntagma è esplosa in grida di gioia, bandiere al vento e grande orgoglio. Il premier Alexis Tsipras ha subito dichiarato: "Abbiamo dimostrato che la democrazia non può essere ricattata".  Il primo referendum tenuto in Grecia dopo quello del 1974 ha registrato una vittoria schiacciante di quella parte di popolazione contraria agli accordi con Commissione Europea, BCE e FMI, arrivando a superare il 61% dei voti. L'entusiasmo per lo storico risultato non ha toccato soltanto popolo e premier ma anche il vulcanico ministro dell'Economia Yanis Varoufakis, il quale ha commentato così: "I greci hanno detto un coraggioso 'no' a cinque anni di ipocrisia e austerità".


Adesso si aprirà una nuova fase nelle trattative tra Grecia e Unione Europea, nella quale presumibilmente Tsipras avrà dalla sua la legittimazione popolare necessaria per non farsi schiacciare dalle richieste franco-tedesche. Proprio l'esito del referendum ha spinto Angela Merkel e François Hollande a convocare un vertice eccezionale martedì, nel quale si discuteranno le posizioni delle parti in gioco. A questo proposito, il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz ha affermato in un video messaggio che "la proposta bocciata dal popolo greco era quella condivisa dagli altri 18 Paesi dell'UE e che adesso toccherà al governo guidato dal leader di Syriza avanzare un piano d'azione che convinca le altre nazioni". Non una passeggiata quindi quella che attende il premier ellenico, che comunque sia è stato capace di dare una grande lezione all'Europa, dimostrandoci che è possibile non piegarsi al volere di chi comanda e l'importanza che ancora oggi deve avere la Democrazia, con la necessità di dar voce al popolo in un momento in cui nel Vecchio Continente sembra esserci spazio soltanto per pareggio di bilancio, austerità e burocrazia.
Non è finita qui però la corsa della Grecia e del suo giovane premier, il quale dovrà sì tenere testa ai creditori internazionali che premono per avere "tutto e subito" ma anche dare un segnale forte a tutti, greci compresi: E' possibile rialzarsi dalla crisi, ma solo a patto che ci sia una presa di coscienza generale su quelle che sono le condizioni in cui verte il paese e, di conseguenza, si accetti di attuare le riforme necessarie.