domenica 23 febbraio 2014

Qualche riflessione sul nuovo Governo

Ieri mattina è avvenuto il giuramento di Matteo Renzi di fronte al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Con lui, i 16 ministri designati. Se le novità, in senso positivo, sono già state elencate nelle pagine precenti, adesso vorrei analizzare un pò più a fondo questo nuovo esecutivo sommermandomi su alcuni aspetti in particolare.
Il Governo Renzi dopo il giuramento

Punto primo. Perché non potevamo continuare con il governo Letta?
La risposta è molto semplice: si era creato un dualismo tra Letta e Renzi che non poteva andare avanti. E' normale che chi ha in mano il partito di maggioranza relativa punti alla premiership. Quel qualcuno in questo momento era Matteo Renzi, non Enrico Letta. Renzi ha fatto dietrofront sulla decisione di non andare al governo senza la legittimazione popolare quando ha capito che Napolitano era fermamente convinto a far durare l'esecutivo Letta fino al termine della Legislatura. A quel punto l'ex sindaco di Firenze si è visto "costretto" ad accelerare la sua scalata al potere.
Personalmente non ho gradito la scelta di Matteo Renzi. Speravo si mostrasse sensibilmente diverso, nell'apparenza e soprattutto nei fatti, dai protagonisti dell'ultimo ventennio italiano. Confidavo in un gesto di coerenza, forza, solidità. Invece ha ceduto alla possibilità di accorciare i tempi e soprattutto alla paura che Grillo e Berlusconi, col tempo, logorassero il suo consenso.

Punto secondo. Cosa è cambiato tra il governo Letta e Renzi?
Enrico Letta e Matteo Renzi
La differenza, avete ragione, non è troppo evidente a prima occhiata: c'è un premier proveniente dal Pd. All'interno del Governo ci sono forze di centrodestra e di centrosinistra. E c'è qualche tecnico.
La differenza sostanziale sta nel Premier. Matteo Renzi, a differenza del suo predecessore, ha alle spalle una più solida maggioranza di partito, più compatta, che gli permetterà di imporsi con più forza e decisione. Almeno in teoria.

Punto terzo. Governo inesperto?
L'età media del governo Renzi è di poco più di 47 anni. Un'età bassa se confrontata con i governi che lo hanno preceduto in passato. Secondo alcuni opinionisti questo potrebbe essere un fattore negativo perché immediatamente traducibile in poca esperienza.
Da che mondo è mondo l'esperienza viene fatta con la pratica, con il lavoro sul campo, e se a questi ragazzi (che poi proprio ragazzi non sono) non viene data la possibilità di crescere, impratichirsi e mostrare quel che valgono, continueremo a presentarci in Europa e nel mondo con le solite facce, con i soliti fondoschiena che ormai da decenni siedono sulle poltrone più importanti del nostro paese. Quindi ben venga la giovane età, perché vuol dire (un pò di) inesperienza ma anche rinnovamento, cambiamento, svecchiamento. Del resto, non dimentichiamoci che un certo Barack Obama è divenuto presidente degli Stati Uniti d'America dopo aver ricoperto (soltanto) il ruolo di Senatore per qualche anno.

Punto quarto. Cosa può far deragliare Renzi?
Come abbiamo appena detto, Renzi è un premier che gode, al momento, di un ampio consenso all'interno del suo partito. La sua forza deriva da questo. Il Pd, però, si è fatto conoscere nella sua storia, recente e non, come una macchina in grado di incepparsi dall'interno. Il primo motivo che può far sbandare il governo Renzi è quindi la crisi del Partito democratico. Una crisi che porterebbe a mettere in discussione l'ex rottamatore.
Il secondo fattore di pericolo per Renzi sono le elezioni europee. Quando un leader diventa presidente del Consiglio senza legittimazione popolare, ha bisogno comunque di un consenso che legittimi la sua presa di potere (come è successo precedentemente a D'Alema). L'occasione sono le imminenti elezioni europee. Se Renzi ricavasse da queste un vasto successo, allora per lui sarebbe più facile andare avanti e rafforzarsi. Se cosi non fosse, il pericolo è che Alfano possa essere convinto a far cadere il governo e tornare sotto la "protezione" di Silvio Berlusconi.

Punto quinto. Andrea Orlando ministro della Giustizia.
 Per giorni è ventilata la voce che Nicola Gratteri sarebbe stato in pole per divenire il ministro della Giustizia del governo Renzi. Cosi non è stato. Al suo posto è stato nominato Andrea Orlando, ministro dell'Ambiente nel precedente governo. Perché?
Andrea Orlando
Presto detto. Gratteri è un pm considerato da molti intransigente. Evidente come non avrebbe fatto piacere a Berlusconi. Alla base degli "accordi" Renzi-Berlusconi c'era proprio questo: un nome alla Giustizia ostile al Cavaliere avrebbe reso la vita del nuovo governo molto più difficile, con FI in prima linea nel frenare le riforme.
Berlusconi, però, non era l'unico favorevole alla nomina di Orlando. Anche Napolitano pendeva dalla parte di un pm più "morbido": il presidente della Repubblica sa perfettamente che Renzi dovrà andare con i piedi di piombo in tema di giustizia, e con Nicola Gratteri in Via Arenula sarebbe stato tutto più complicato.
A questo punto non rimane che chiederci chi è Andrea Orlando. Orlando è il pm che nel 2010 scrisse al Foglio di Ferrara, indicando un punto di incontro con il centrodestra. La proposta del neo ministro della Giustizia riguardava la possibilità di mettere a punto una riforma della giustizia "condivisa". Inoltre, Orlando si era detto favorevole alla separazione delle carriere dei magistrati, battaglia da sempre portata avanti dal centrodestra. Insomma, non certo un personaggio sgradito al Cavaliere.

Punto sesto. Il ministero dell'Economia.
Pier Carlo Padoan
In un momento storico come quello in cui ci troviamo, il ministero dell'Economia risulta essere uno dei più importanti, se non il più. Al posto di Saccomanni è stato nominato Pier Carlo Padoan, ex Ocse e presidente Istat.
Il neo ministro è considerato un estimatore delle teorie keynesiane, quindi tassazione sugli immobili, perché non considerata freno per la crescita, e detassazione sul lavoro. Il problema è che queste teorie sono opposte a quelle portate avanti dal centrodestra, e quindi è lecito pensare che ci saranno "scontri" in merito. C'è da chiedersi come possa questo nuovo governo sopravvivere a lungo se le premesse sono queste.

Punto settimo. Governo Renzi I o Napolitano III ?
Stretta di mano tra Napolitano e Renzi
Secondo molti quello appena nato non è il governo Renzi, bensi il terzo atto del dominio incontrastato del presidente Napolitano. Non so quale sia la verità, sta di fatto che senza il presidente della Repubblica, il governo Renzi oggi non esisterebbe. Quindi è senza dubbio corretto affermare che Napolitano ci ha messo più che lo zampino. Detto questo, credo debba prevalere in tutti noi lo spirito di sopravvivenza. E' arrivato il momento per questo paese di smettere di parlare, e iniziare ad agire. Smettere di criticare per distruggere, ma suggerire per migliorare. Renzi e i suoi sono quanto di meglio il convento italiano passa in questo momento, ed è giusto, sensato e responsabile fare il tifo per loro. Un loro fallimento significherebbe sprofondare ancora più in basso nelle sabbie mobili della povertà e della crisi. L'Italia, e gli italiani, non possono più permetterselo.

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