lunedì 29 settembre 2014

Hong Kong e la "rivoluzione degli ombrelli"

Prosegue ad Hong Kong la protesta contro Pechino e la legge che nel 2017 permetterebbe al governo centrale di pilotare le elezioni. In migliaia sono scesi in piazza per difendere la propria autonomia e per salvaguardare la democrazia. In agosto, infatti, Pechino ha vietato elezioni democratiche ed ha imposto regole ferree sulla designazione dei candidati, scatenando cosi la reazione, pacifica, degli abitanti della cosiddetta "cassaforte del mondo". 

La città conquistata dalla Gran Bretagna nel 1841 durante la Guerra dell'Oppio, e tornata cinese soltanto nel 1997, adesso subisce gli effetti di un clima teso e caotico: la borsa apre e chiude con perdite molto gravi e il dollaro locale precipita ai minimi da sei mesi.
Intanto, l'Occidente si schiera a favore dei manifestanti e contro Pechino. Da una parte c'è la "rivoluzione degli ombrelli", cosi chiamata per i parapioggia utilizzati dalla gente per proteggersi da lacrimogeni e spray urticanti, dall'altra il governo centrale, il quale chiede a Stati Uniti e UE di non interferire. 
Non sono più soltanto gli studenti a scendere nelle piazze e nelle strade, con loro anche la maggioranza della società civile: generazioni profondamente diverse, legate però dalla comune indignazione. 
La città di Hong Kong ricopre un ruolo strategico fondamentale, non soltanto per l'economia cinese ma per quella del mondo intero. Facile immaginare, quindi, l'importanza della posta in palio.
Adesso, all'Occidente non rimane che aspettare di capire quale delle due parti cederà per prima.

martedì 27 maggio 2014

ELEZIONI EUROPEE: Trionfa Renzi !!

I sondaggi delle ultime settimane avevano illuso gli italiani che il Movimento di Beppe Grillo potesse raggiungere e superare il Partito democratico, cosi non è stato. 
Nessuno, in primis Matteo Renzi, si aspettava un risultato cosi positivo, una vittoria cosi schiacciante, un sostegno elettorale cosi ampio. 
Le piazze gremite di persone inneggianti il nome di Grillo, le parole rilasciate dai massimi esponenti pentastellati, la sicurezza ostentata portando avanti l'hashtag #VinciamoNoi ci hanno fatto pensare che il sorpasso fosse più che possibile. Forse proprio questo ha impedito al Movimento 5 Stelle di confermare l'ottimo risultato delle politiche 2013. Gli italiani, forse, hanno avuto paura di cosa sarebbe successo nel caso in cui Grillo-Casaleggio si fossero affermati come il primo partito. Il popolo del Bel Paese ha preferito affidarsi alle parole del giovane Presidente del Consiglio, dare fiducia a chi, dopo tanti anni di sole promesse, ha rimesso soldi nelle loro tasche (i famosi 80 euro). Le parole di speranza e di positività hanno trionfato sugli insulti, sulle urla, sulla rabbia, sul disfattismo. 
Se possiamo tranquillamente affermare che Renzi è un campione nella comunicazione con la gente, altrettanto sicuri possiamo sottolineare che qualcosa nell'M5s non ha funzionato. Innanzitutto, l'errore più grande è stato quello di caricare di aspettative queste elezioni. Se Grillo si fosse limitato a prospettare una conferma del risultato dello scorso anno, tutto sarebbe stato diverso. Se non altro non si sarebbe esposto agli inevitabili sfottò del giorno dopo.  
Poi, l'intervista di Grillo a Porta a Porta non credo abbia sortito l'effetto desiderato dal comico genovese. In quella chiacchierata con Bruno Vespa, Beppe ha dimostrato tutti i suoi limiti e la sua non idoneità alla politica. Si è limitato a dire che avrebbe raggiunto il 51%, senza specificare cosa ne avrebbe fatto ("Voglio il 51%, non mi interessa il dopo.."); ha affermato di voler chiudere l'Expo perché tutti mafiosi (generalizzazione non da poco) senza considerare chi sta lavorando a quel progetto, i rapporti con i paesi esteri e i guadagni che tale opera porteranno in termini di turismo e visibilità;  ha dichiarato di voler bloccare la costruzione degli F-35 (in parte anche giustamente), ancora senza considerare le persone che ci stanno lavorando; e potrei continuare...
Infine, la conduzione generale della campagna elettorale, fatta sulla base dell'attacco personale, dell'insulto, della distruzione del sistema esistente, senza presentare uno straccio di proposta credibile né a livello europeo né a livello italiano. 
Il motto "tutti a casa" funziona fintantoché si rappresenta un voto di protesta, lo specchio di un malcontento. Nel momento in cui si entra nelle istituzioni e si vuole ingrandire il bacino di elettori fino ad arrivare al governo, si devono mettere in campo idee e credibilità. Cose che il Movimento 5 stelle non possiede o non è riuscito a far trasparire. I 3 milioni di voti persi possono essere frutto di un anno in cui a livello amministrativo l'M5s ha combinato mezzi disastri, mentre a Roma si è limitato a fare opposizione su (quasi) tutto nonostante in Parlamento ci fossero oltre 160 pentastellati.
Adesso, in seguito alle parole di Grillo ("se non vinco lascio la politica"), vedremo se il comico è realmente diverso da quelli che lui stesso attacca ed etichetta come incoerenti. Altrimenti, agli occhi degli italiani sarà visto come tutti gli altri e il suo consenso rischia di ridursi ulteriormente. 


Tornando alla strepitosa vittoria di Renzi, quello di ieri è un risultato che lo consegna ai libri di storia: mai un partito di sinistra aveva conquistato tanti elettori. Adesso, però, la strada dell'ex sindaco di Firenze è ugualmente irta e piena di ostacoli. Il suo grande consenso deriva anche dal logoramento dei suoi alleati di governo (Ncd e Sc) che perdono inevitabilmente forza e permettono di fatto la trasformazione dell'esecutivo in un monocolore Pd. 
Quindi, se da un lato le elezioni hanno dato legittimazione popolare e forza a Renzi, dall'altra lo indeboliscono perché il triste e inesorabile risultato di Forza Italia rischia di mettere in dubbio l'alleanza stretta pochi mesi fa con Berlusconi sulle riforme da fare (prima su tutte quella elettorale). Vedremo quale dei due effetti avrà la meglio sull'altro. 

Da segnalare l'inatteso risultato della Lega Nord: raggiunge il 6,2% e manda 5 eurodeputati a Bruxelles. Una vittoria che è figlia soprattutto del lavoro di Matteo Salvini che, costantemente presente sui media, ha portato avanti la sua idea di uscire dall'euro senza se e senza ma. 


Quelli appena passati, però, non sono stati importanti solamente per il nostro paese. Anche nel resto d'Europa si è andati alle urne, registrando alcuni risultati sorprendenti. In Francia Marine Le Pen trionfa toccando il 26% e schiacciando i socialisti di Hollande al di sotto del 14%. Il partito del Presidente in carica è distaccato ben 10 punti dal Front National e potrà mandare soltanto 13 deputati nell'Europarlamento.

Nel Regno Unito dalle urne esce forse il risultato più clamoroso: vince Nigel Farage con il suo partito antieuropeista Ukip.

In Germania la cancelliera Angela Merkel vince ma perde consensi. Schultz fa balzare in avanti i socialisti.
Con l'eliminazione dello sbarramento all'ingresso del parlamento europeo, anche il partito neonazista dell'Npd (1%) avrà un rappresentante a Bruxelles.

In Grecia svetta Alexis Tsipras (europeista critico), lista che anche in Italia ha raccolto consensi.

A sorpresa in Olanda vince il partito xenofobo Pvv di Geert Wilders, contrariamente a quanto previsto dagli exit pool.

In Danimarca l'estrema destra del Danish people party fa il botto: primo partito davanti ai socialdemocratici.

In Ungheria si attestano secondi gli antisemiti di Jobbik

I separatisti di Esquerra Repubblicana si affermano come primo partito in Catalogna.

Una particolarità di queste elezioni è il fatto che ovunque vincono i partiti all'opposizione, tranne in Germania e in Italia.
La domanda che adesso dobbiamo porci è se il boom degli euroscettici porterà ad una grande coalizione tra Ppe (212 seggi su 751) e Pse (185).
Una cosa è certa: la Merkel è sola al comando dell'Europa. Con la sconfitta di Hollande in Francia e dei capi di Spagna e Inghilterra, infatti, sono venute meno le condizioni necessarie per formare un'alleanza in grado di contrastare la politica dell'austerity imposta dalla Germania. Fare sedere qualche deputato euroscettico in più in Parlamento non risolverà granché. Per salvare questa Europa sarebbe stato necessario creare un blocco di paesi abbastanza forti da poter dire la loro e andare contro Angela Merkel. Adesso rimane soltanto l'Italia di Renzi, che non dimentichiamoci è il paese più indebitato tra le grandi nazioni, e quindi impossibilitato a far cambiare rotta all'Europa. C'è da aspettarsi che il dominio tedesco continui indisturbato.

lunedì 12 maggio 2014

Londra la più visitata al mondo e capitale dei ricchi

Secondo quanto riportato dall' Office for National Statistics, la capitale britannica è la città più visitata al mondo.
La speciale classifica stilata dall'istituto di analisi posiziona Londra prima di città come Parigi e New York, con 16 milioni e 800mila turisti nel 2013 che hanno portato alla città ben 13 miliardi di euro.
A raggiungere questi risultati potrebbe aver contribuito l'onda lunga delle Olimpiadi che si sono svolte nella City nel 2012. Proprio rispetto al 2012, Londra ha registrato un incremento di turisti del 14%.
Da Parigi, però, arrivano smentite. Anne Hidalgo, Sindaco della capitale francese, fa sapere che "analizzeremo le cifre, ci sembrano fantasiose".

Questa però non è l'unica buona notizia per Londra: il Sunday Times ha pubblicato una classifica che riporta la distribuzione di ultra-miliardari nelle varie città del mondo. La capitale inglese si attesta prima con ben 72 residenti la cui ricchezza personale supera il miliardo di euro. Battute quindi Mosca (48 miliardari) e anche New York (43). La Gran Bretagna può vantarsi di ospitare 104 miliardari, con un patrimonio complessivo di oltre 360 miliardi di euro.
Sul podio di questa classifica troviamo i fratelli Sri e Gopi Hinduja (14, 3 miliardi di euro), Alisher Usmanov (13 miliardi), Laksmi Mittal (12,3 miliardi).
La donna più facoltosa d'Inghilterra è, invece, la cantante e compositrice Kirsty Bertarelli, moglie di Ernesto Bertarelli re dei farmaceutici e biotech.

lunedì 24 marzo 2014

ELEZIONI IN FRANCIA: successo Le Pen. Vince l'astensionismo

Le elezioni amministrative appena concluse in Francia hanno visto un grande exploit del Front National guidato da Marine Le Pen. Presente in solo 500 circoscrizioni, il partito anti-euro è riuscito a strappare il 7% dei voti e ad affermare i suoi candidati quasi ovunque, da Avignone a Ferbach, da Perpignan a Nimes. 
Marine Le Pen (FN)



Per un partito che sale c'è una sinistra in calo ovunque, persino a Parigi dove Anne Hidalgo veniva data per grande favorita ma è arrivata seconda, preceduta da Nathalie Kosciusko-Morizet dell'UMP. Domenica prossima, nella capitale francese, ci sarà quindi un ballottagio in rosa.
Il grande vincitore di queste amministrative è stato senza dubbio l'astensionismo. Quasi il 40% dei francesi, infatti, ha scelto di non andare a votare. Altro elemento questo che, assieme alla crescita del Front National, preoccupa molto in vista delle elezioni europee di maggio. 
Alain Juppé (UMP)
Con un occhio alla corsa all'Eliseo del 2017, si registra un grande successo di Alain Juppé (UMP), riconfermato sindaco di Bordeaux al primo turno con il 60% dei voti. 
Jacques Chirac disse di lui: "Il migliore fra tutti noi".  
Sarkozy è avvertito..

PRIMARIE PD A FIRENZE: Successo di Dario Nardella

Nessuna sorpresa alle primarie del Pd a Firenze. Dario Nardella vince con l'82% dei voti (circa 9.500 voti).
Dario Nardella
I due concorrenti del vicesindaco, Alessandro Lo Presti  e Iacopo Ghelli, sono stati letteralmente stracciati: solo 7,4% dei voti sono andati al primo e 10,1% al secondo.
Il candidato Sindaco: "Questo è stato solo un allenamento, ora pancia a terra e al lavoro per vincere a maggio". E ancora: "trarrò beneficio dal grande rapporto che mi lega a Matteo Renzi nell'interesse di Firenze e dei Fiorentini".
Da registrare una scarsa affluenza alle urne: soltanto 11.600 fiorentini si sono recati a votare, contro i 37.500 del 2009.

mercoledì 5 marzo 2014

La (grande) bellezza salverà l'Italia

Sono passati appena due giorni dalla premiazione a Los Angeles de "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino. Ieri, milioni di italiani hanno visto il film in tv, commentandolo in modo diametralmente opposto.
Il popolo dei social networks si è nettamente diviso tra coloro i quali ritengono la pellicola di Sorrentino una schifezza e chi, invece, ne elogia la bellezza. Quest'ultimi, però, rientrano nella categoria di quelli che "salgono sul carro del vincitore". Sono i classici tipi che dicono: "ha vinto, è un grande film". 
Fatico a scegliere una categoria preferita.

Se abbiamo detto che gli italiani si sono divisi, dobbiamo anche far notare che, per un altro verso, si sono uniti: la maggior parte di loro, infatti, non è riuscito a capire il senso del film. Gran parte degli spettatori ieri sera non è stato in grado di vedere e comprendere il messaggio insito nel racconto che ha come protagonista Jep (Toni Servillo). 
La cosa, pensandoci a freddo, non doveva sorprendermi più di tanto.

Svegliarsi stamani, accendere il pc, e leggere i commenti più disparati (da "mi sto per addormentare" a "non capisco che senso abbia" passando per "se questo film è da Oscar, io sono..") mi ha lasciato interdetto. Forse ho troppa stima dei miei contatti facebookiani e twitteriani? forse vederlo al cinema (cosa che io ho fatto, insieme a pochi altri, evidentemente) ti fa arrivare qualcosa che invece la televisione non trasmette?
Scegliete la versione che più vi piace, a me non importa. 
Quando ho visto per la prima volta il film ho avuto subito chiaro quale fosse l'intento del regista napoletano, immediatamente ho notato i contrasti, le sottolineature, il senso della pellicola. Mi sembra evidente che sia descritta una società moderna (la nostra) che non apprezza, non valorizza, non protegge quanto di bello possiede e le è stato tramandato. 
"La grande bellezza" non vuole far vedere Roma in tutto il suo splendore (come molti pensano). Non vuole parlare DI Roma. Sorrentino vuole parlare A Roma, ma anche A Firenze, A Pompei ecc... vuole parlare all'Italia tutta, suonando un campanello di allarme che purtroppo, la maggior parte di noi, non è in grado di ascoltare e capire. Il film vuole scuotere l'italiano da un torpore ed una mancanza di valori e cultura che stanno portando alla rovina di tutto ciò che di bello il nostro paese possiede. 
Forse è vero che per capire un qualcosa occorrono degli "occhiali culturali" in grado di incorniciare il senso, di far arrivare il messaggio. Stamani ho capito che molti nostri connazionali posseggono al massimo occhiali da sole, buoni per andarci al mare, non certo per leggere tra le righe un'opera della complessità de "La grande bellezza".
Probabilmente è troppo ambizioso pensare di poter far capire un progetto simile ad individui che, fino a due giorni fa, vedevano (solo e soltanto) Fantozzi, Boldi o film del tipo "spara tu che sparo anch'io". Il passo è veramente troppo grande. 
Spesso sentiamo dire (a ragione) che la politica e i politici ci stanno rovinando. Appare quanto mai evidente (almeno ai miei occhi) che la classe politica degli ultimi anni è la giusta rappresentante di un popolo (il nostro) che è soltanto un lontano (molto lontano) parente di chi ci ha preceduto, contribuendo a fare del nostro paese un Grande Paese. 
Penso a Fellini, Visconti, (Vittorio) De Sica, ai padri costituenti, e potrei continuare ancora, e mi chiedo: Cosa abbiamo in comune con loro?

Dispiace perché l'Oscar a Sorrentino, in un paese "normale", sarebbe stato una possibilità enorme di rilancio, una grande occasione per credere nel nostro paese, investire in ciò che sappiamo fare e in ciò che possediamo. Invece, ci limitiamo a sterili critiche o ipocriti elogi senza capire che il tempo passa, Pompei cade a pezzi, Roma è sommersa dai debiti, Venezia dall'acqua alta ecc... ci stiamo perdendo e lo stiamo perdendo (il nostro paese)! 

Parafrasando Dostoevskij: La (grande) bellezza salverà l'Italia...se siamo in grado di capirlo.

Il Venezuela un anno dopo Chavez

Hugo Chavez
Il 5 marzo dello scorso anno è scomparso Hugo Chavez, leader del Venezuela. Con lui, se n'è andata anche la coesione del popolo venezuelano.
 Il 13 aprile 2013 è stato eletto Nicolas Maduro, con una percentuale molto ridotta (50,78%), segno che il neo presidente non unisce ma divide. Il successore si distingue da Chavez proprio nella (non) capacità di nascondere i problemi del paese e tenere unito il popolo. 

Nicolas Maduro
Ormai da settimane si verificano proteste contro Maduro, accusato di aver stretto il legame con Cuba, minando cosi i rapporti con gli USA. Il governo è accusato di regalare la maggior parte dei 2,5 milioni di barili di petrolio prodotti ogni giorno per rendersi maggiormente amici i paesi limitrofi (tra cui, appunto, anche Cuba); nei supermercati non si trovano più i prodotti importati e la produzione di quelli nazionali è diminuita del 30%; L'inflazione "ufficiale" è al 56%, mentre quella reale tocca il 500%; Il PIL è diminuito del 4% e la moneta (bolivar fuerte) ha perso la sua forza.
Le manifestazioni sono nate a Caracas da gruppi di studenti che invocavano una maggiore sicurezza e poi si sono estese a tutto il Venezuela. I capi della rivolta sono essenzialmente due: Leopoldo Lopez e Carlos Vecchio. Nelle ultime settimane si sono registrati già 18 morti e centinaia di feriti a causa della violenta repressione da parte dell'esercito.
Questa situazione viene taciuta dalla stampa di regime. Il presidente Maduro pensa solamente a moltiplicare le feste e spostare il carnevale, sostenendo di sognare Chavez nel cuore della notte e seguire le sue linee guida.  
Sabato ci sarà l'ennesima protesta, chiamata "marcia delle pentole vuote", per rimarcare come ormai il popolo non abbia più da mangiare.
Sembra passato un secolo, invece è soltanto un anno che Hugo Chavez non guida più il suo paese. Dopo soltanto 12 mesi, il Venezuela è più diviso che mai e procede spedito verso la bancarotta.

venerdì 28 febbraio 2014

ECONOMIA: La Cina svaluta lo yuan

Gli americani lanciano l'allarme: la Cina sta svalutando il renminbi (o yuan) e questo può avere un forte impatto sull'economia globale. 
Iniziamo dal capire cosa sta succedendo in Cina. 
Il grafico mostra il livello dei salari in 4 diversi paesi asiatici.
Dati al 31 Dicembre 2012
Pechino sta affrontando da un pò di tempo un problema di competitività rispetto ad altri mercati emergenti. Questo deriva dal fatto che, come tutte le economie in forte crescita, gli stipendi dei lavoratori cinesi sono in netto rialzo rispetto ad altri paesi (Indonesia, Thailandia, Vietnam ad esempio). 

Inoltre, dobbiamo far notare che il renminbi non ha subito il deprezzamento che invece hanno avuto altre valute.
Qualche giorno fa si è registrato un deprezzamento dello yuan dello 0,9%  rispetto al dollaro americano. Tale deprezzamento rappresenta la svalutazione giornaliera maggiore dal 2008 ad oggi in Cina.
Cosa può comportare a livello globale questo cambio di tendenza dopo anni di lenta crescita?
Il deprezzamento dello yuan ha l'effetto primario di rendere più competitiva la Cina sul mercato, facilitare le esportazioni. 
Il problema nasce nel momento in cui a Wall Street, imprese cinesi e hedge fund americani (fondi di investimento), danno per scontato che lo yuan possa soltanto crescere, investendo grandi capitali sulla tendenza al rialzo. L'inversione di tendenza del governo cinese può quindi creare scompiglio nei bilanci di imprese e fondi di investimento, generando cosi un effetto a catena che potrebbe portare ad una nuova crisi economica mondiale.

domenica 23 febbraio 2014

Qualche riflessione sul nuovo Governo

Ieri mattina è avvenuto il giuramento di Matteo Renzi di fronte al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Con lui, i 16 ministri designati. Se le novità, in senso positivo, sono già state elencate nelle pagine precenti, adesso vorrei analizzare un pò più a fondo questo nuovo esecutivo sommermandomi su alcuni aspetti in particolare.
Il Governo Renzi dopo il giuramento

Punto primo. Perché non potevamo continuare con il governo Letta?
La risposta è molto semplice: si era creato un dualismo tra Letta e Renzi che non poteva andare avanti. E' normale che chi ha in mano il partito di maggioranza relativa punti alla premiership. Quel qualcuno in questo momento era Matteo Renzi, non Enrico Letta. Renzi ha fatto dietrofront sulla decisione di non andare al governo senza la legittimazione popolare quando ha capito che Napolitano era fermamente convinto a far durare l'esecutivo Letta fino al termine della Legislatura. A quel punto l'ex sindaco di Firenze si è visto "costretto" ad accelerare la sua scalata al potere.
Personalmente non ho gradito la scelta di Matteo Renzi. Speravo si mostrasse sensibilmente diverso, nell'apparenza e soprattutto nei fatti, dai protagonisti dell'ultimo ventennio italiano. Confidavo in un gesto di coerenza, forza, solidità. Invece ha ceduto alla possibilità di accorciare i tempi e soprattutto alla paura che Grillo e Berlusconi, col tempo, logorassero il suo consenso.

Punto secondo. Cosa è cambiato tra il governo Letta e Renzi?
Enrico Letta e Matteo Renzi
La differenza, avete ragione, non è troppo evidente a prima occhiata: c'è un premier proveniente dal Pd. All'interno del Governo ci sono forze di centrodestra e di centrosinistra. E c'è qualche tecnico.
La differenza sostanziale sta nel Premier. Matteo Renzi, a differenza del suo predecessore, ha alle spalle una più solida maggioranza di partito, più compatta, che gli permetterà di imporsi con più forza e decisione. Almeno in teoria.

Punto terzo. Governo inesperto?
L'età media del governo Renzi è di poco più di 47 anni. Un'età bassa se confrontata con i governi che lo hanno preceduto in passato. Secondo alcuni opinionisti questo potrebbe essere un fattore negativo perché immediatamente traducibile in poca esperienza.
Da che mondo è mondo l'esperienza viene fatta con la pratica, con il lavoro sul campo, e se a questi ragazzi (che poi proprio ragazzi non sono) non viene data la possibilità di crescere, impratichirsi e mostrare quel che valgono, continueremo a presentarci in Europa e nel mondo con le solite facce, con i soliti fondoschiena che ormai da decenni siedono sulle poltrone più importanti del nostro paese. Quindi ben venga la giovane età, perché vuol dire (un pò di) inesperienza ma anche rinnovamento, cambiamento, svecchiamento. Del resto, non dimentichiamoci che un certo Barack Obama è divenuto presidente degli Stati Uniti d'America dopo aver ricoperto (soltanto) il ruolo di Senatore per qualche anno.

Punto quarto. Cosa può far deragliare Renzi?
Come abbiamo appena detto, Renzi è un premier che gode, al momento, di un ampio consenso all'interno del suo partito. La sua forza deriva da questo. Il Pd, però, si è fatto conoscere nella sua storia, recente e non, come una macchina in grado di incepparsi dall'interno. Il primo motivo che può far sbandare il governo Renzi è quindi la crisi del Partito democratico. Una crisi che porterebbe a mettere in discussione l'ex rottamatore.
Il secondo fattore di pericolo per Renzi sono le elezioni europee. Quando un leader diventa presidente del Consiglio senza legittimazione popolare, ha bisogno comunque di un consenso che legittimi la sua presa di potere (come è successo precedentemente a D'Alema). L'occasione sono le imminenti elezioni europee. Se Renzi ricavasse da queste un vasto successo, allora per lui sarebbe più facile andare avanti e rafforzarsi. Se cosi non fosse, il pericolo è che Alfano possa essere convinto a far cadere il governo e tornare sotto la "protezione" di Silvio Berlusconi.

Punto quinto. Andrea Orlando ministro della Giustizia.
 Per giorni è ventilata la voce che Nicola Gratteri sarebbe stato in pole per divenire il ministro della Giustizia del governo Renzi. Cosi non è stato. Al suo posto è stato nominato Andrea Orlando, ministro dell'Ambiente nel precedente governo. Perché?
Andrea Orlando
Presto detto. Gratteri è un pm considerato da molti intransigente. Evidente come non avrebbe fatto piacere a Berlusconi. Alla base degli "accordi" Renzi-Berlusconi c'era proprio questo: un nome alla Giustizia ostile al Cavaliere avrebbe reso la vita del nuovo governo molto più difficile, con FI in prima linea nel frenare le riforme.
Berlusconi, però, non era l'unico favorevole alla nomina di Orlando. Anche Napolitano pendeva dalla parte di un pm più "morbido": il presidente della Repubblica sa perfettamente che Renzi dovrà andare con i piedi di piombo in tema di giustizia, e con Nicola Gratteri in Via Arenula sarebbe stato tutto più complicato.
A questo punto non rimane che chiederci chi è Andrea Orlando. Orlando è il pm che nel 2010 scrisse al Foglio di Ferrara, indicando un punto di incontro con il centrodestra. La proposta del neo ministro della Giustizia riguardava la possibilità di mettere a punto una riforma della giustizia "condivisa". Inoltre, Orlando si era detto favorevole alla separazione delle carriere dei magistrati, battaglia da sempre portata avanti dal centrodestra. Insomma, non certo un personaggio sgradito al Cavaliere.

Punto sesto. Il ministero dell'Economia.
Pier Carlo Padoan
In un momento storico come quello in cui ci troviamo, il ministero dell'Economia risulta essere uno dei più importanti, se non il più. Al posto di Saccomanni è stato nominato Pier Carlo Padoan, ex Ocse e presidente Istat.
Il neo ministro è considerato un estimatore delle teorie keynesiane, quindi tassazione sugli immobili, perché non considerata freno per la crescita, e detassazione sul lavoro. Il problema è che queste teorie sono opposte a quelle portate avanti dal centrodestra, e quindi è lecito pensare che ci saranno "scontri" in merito. C'è da chiedersi come possa questo nuovo governo sopravvivere a lungo se le premesse sono queste.

Punto settimo. Governo Renzi I o Napolitano III ?
Stretta di mano tra Napolitano e Renzi
Secondo molti quello appena nato non è il governo Renzi, bensi il terzo atto del dominio incontrastato del presidente Napolitano. Non so quale sia la verità, sta di fatto che senza il presidente della Repubblica, il governo Renzi oggi non esisterebbe. Quindi è senza dubbio corretto affermare che Napolitano ci ha messo più che lo zampino. Detto questo, credo debba prevalere in tutti noi lo spirito di sopravvivenza. E' arrivato il momento per questo paese di smettere di parlare, e iniziare ad agire. Smettere di criticare per distruggere, ma suggerire per migliorare. Renzi e i suoi sono quanto di meglio il convento italiano passa in questo momento, ed è giusto, sensato e responsabile fare il tifo per loro. Un loro fallimento significherebbe sprofondare ancora più in basso nelle sabbie mobili della povertà e della crisi. L'Italia, e gli italiani, non possono più permetterselo.

sabato 22 febbraio 2014

A due giorni dall'acquisizione, blocco totale di WHATSAPP

Questa sera alle 22:07 è arrivata la comunicazione ufficiale che Whatsapp non funziona a causa di un problema ai server. Intorno alle 19:30 di questa sera (ore italiane) il sistema di instant messaging ha smesso di funzionare, rendendo impossibile in tutto il mondo l'invio e la ricezione di messaggi.
Tutto questo è accaduto a due giorni di distanza dall'acquisizione della app da parte di Facebook per la cifra di 19 miliardi di dollari.
La causa più plausibile del malfunzionamento del sistema è l'attacco da parte di hacker, mossi, secondo gli utenti, dalla questione riguardante la pubblicità e l'operazione portata avanti da Mark Zuckerberg.
Nel giro di qualche ora il server dovrebbe riprendere la normale attività, intanto però su twitter dilaga l'hashtag "#whatsappdown".

E' nato il governo Renzi

Matteo Renzi ce l'ha fatta. Non è passato dal voto, dall'investitura popolare, ma è riuscito a convincere i suoi e il Presidente Napolitano di essere l'ultima spiaggia per un paese ormai sull'orlo del baratro. Dopo due ore di confronto con il Presidente della Repubblica, Matteo Renzi ha sostenuto oggi il giuramento. Il suo governo è adesso ufficialmente in carica.
Matteo Renzi
Renzi può vantare alcuni primati: innanzitutto, con i suoi 39 anni, diventa il presidente del Consiglio più giovane della Repubblica italiana. Poi, è attualmente il più giovane tra i premier dell'Unione Europea. I ministri del suo governo sono "soltanto" 16, di cui 8 donne. Infine, per la prima volta ci sarà una donna (Roberta Pinotti) alla guida della Difesa.

Entriamo nel dettaglio:
Matteo Renzi sarà premier, con il fidato Graziano Del Rio nelle vesti di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Angelino Alfano (Ncd) lascia il vicepremierato mantenendo però il ministero dell'Interno. Roberta Pinotti (Pd), come già accennato, ricoprirà il ruolo di ministro della Difesa. Federica Guidi al ministero dello Sviluppo economico. Il bersaniano Maurizio Martina ricoprirà il ruolo di ministero delle politiche agricole. Giuliano Poletti, presidente di Legacoop, al ministero del Lavoro. Dario Franceschini (Pd) al ministero della Cultura. Andrea Orlando, ministero della Giustizia. All'economia, l'ex Ocse e ora presidente Istat Pier Carlo Padoan. Federica Mogherini (Pd) prende il posto di Emma Bonino al ministero degli Esteri . Beatrice Lorenzin Ncd), ministero della Salute. Maurizio Lupi (Ncd), ministero delle Infrastutture e dei Trasporti. Gianluca Galletti, ministero dell'Ambiente. La montiana Stefania Giannini al ministero dell'Istruzione e della Ricerca. Maria Elena Boschi (Pd) sostituisce Quagliariello al ministero delle riforme e dei rapporti con il Parlamento. La deputata Pd Marianna Madia, già membro della segreteria, andrà al ministero della Semplificazione. Maria Carmela Lanzetta, ministero degli Affari Regionali.

Rispetto al governo Letta, il nuovo governo presenta soltanto 3 tecnici: Giuliano Poletti , Federica Guidi e Pier Carlo Padoan. Solo il tempo dirà se essere un dato positivo o meno per il paese.

Nel pomeriggio sono arrivate le prime telefonate e testimonianze di stima da parte di molti leader internazionali: dal presidente francese Hollande al premier belga Di Rupo. Anche il presidente statunitense Barack Obama ha contattato telefonicamente Matteo Renzi, congratulandosi con lui e con il nuovo governo.

Indipendentemente da come la si pensi su Matteo, al di là degli orientamenti politici e delle preferenze, credo che tutti dovranno e dovrebbero sostenere questo nuovo governo. Giusto o sbagliato che sia, siamo arrivati ad un punto in cui l'unica possibilità per questo paese di uscire dalle sabbie mobili è unire le forze, remare dalla stessa parte, rimboccarsi le maniche e sperare che quanto di buono visto a Firenze Renzi lo dimostri anche a livello nazionale...sperando che non ripeta quanto di meno buono ha fatto in questi anni.

lunedì 3 febbraio 2014

CHOCK WOODY ALLEN: Dylan Farrow scrive una lettera al NYTimes

Dylan Farrow, la figlia adottiva del regista newyorkese, torna ad accusare il padre di abusi sessuali quando lei era soltanto una bambina. Per la prima volta decide di parlarne direttamente, scrivendo una lettera aperta al New York Times, spinta a parlare dall'ennesimo riconoscimento tributato da Hollywood al grande regista.

Questa la lettera nelle sue parti più importanti:
Dylan Farrow
“Quando avevo sette anni, Woody Allen mi ha preso per mano e portato in un piccolo solaio poco illuminato al secondo piano di casa nostra. Mi ha detto di sdraiarmi sulla pancia e di giocare con il treno elettrico di mio fratello. Poi mi ha aggredito sessualmente, dicendomi che ero una brava ragazza e promettendo di portarmi a Parigi e fare di me una grande star del cinema.
Con rare e preziose eccezioni, il mondo ha chiuso gli occhi. La maggior parte delle persone ritenevano più facile accettare l’ambiguità, dire ‘chissà’ cosa è davvero accaduto, di pretendere che non ci sia stato niente di male. Ogni volta che vedevo su un poster, o su una t-shirt, o alla televisione il viso della persona che ha abusato di me, non avevo altra scelta che dissimulare il panico e trovare un posto per potermi isolare e crollare.
Da ciò che mi ricordo, mio padre ha fatto cose che non mi piacevano. Succedeva così spesso, era talmente una routine così abilmente nascosta da una madre che avrebbe dovuto proteggermi, che sono arrivata a pensare che fosse normale”.

Il New York Times ha riferito che Woody Allen non ha voluto commentare l’intervista della figlia adottiva e neanche Mia Farrow.
Woody Allen

La storia purtroppo non è nuova: Mia Farrow, ex moglie del cineasta americano, lo denunciò nel 1992 dopo la loro separazione.  La polizia del Connecticut avviò un'inchiesta, chuisa poi senza alcuna incriminazione per Woody Allen.
Nessuno sa al momento quale sia la verità, certo non è la prima volta che Allen fa parlare di sé:  il 22 dicembre 1997 il regista si sposò infatti con la figlia adottiva, Soon-Yi Previn, attirando su di sé i commenti scioccati di tutto il mondo.



Di seguito la lettera integrale di Dylan Farrow:
"What’s your favorite Woody Allen movie? Before you answer, you should know: when I was seven years old, Woody Allen took me by the hand and led me into a dim, closet-like attic on the second floor of our house. He told me to lay on my stomach and play with my brother’s electric train set. Then he sexually assaulted me. He talked to me while he did it, whispering that I was a good girl, that this was our secret, promising that we’d go to Paris and I’d be a star in his movies. I remember staring at that toy train, focusing on it as it traveled in its circle around the attic. To this day, I find it difficult to look at toy trains.
For as long as I could remember, my father had been doing things to me that I didn’t like. I didn’t like how often he would take me away from my mom, siblings and friends to be alone with him. I didn’t like it when he would stick his thumb in my mouth. I didn’t like it when I had to get in bed with him under the sheets when he was in his underwear. I didn’t like it when he would place his head in my naked lap and breathe in and breathe out. I would hide under beds or lock myself in the bathroom to avoid these encounters, but he always found me. These things happened so often, so routinely, so skillfully hidden from a mother that would have protected me had she known, that I thought it was normal. I thought this was how fathers doted on their daughters. But what he did to me in the attic felt different. I couldn’t keep the secret anymore.
When I asked my mother if her dad did to her what Woody Allen did to me, I honestly did not know the answer. I also didn’t know the firestorm it would trigger. I didn’t know that my father would use his sexual relationship with my sister to cover up the abuse he inflicted on me. I didn’t know that he would accuse my mother of planting the abuse in my head and call her a liar for defending me. I didn’t know that I would be made to recount my story over and over again, to doctor after doctor, pushed to see if I’d admit I was lying as part of a legal battle I couldn’t possibly understand. At one point, my mother sat me down and told me that I wouldn’t be in trouble if I was lying – that I could take it all back. I couldn’t. It was all true. But sexual abuse claims against the powerful stall more easily. There were experts willing to attack my credibility. There were doctors willing to gaslight an abused child.
After a custody hearing denied my father visitation rights, my mother declined to pursue criminal charges, despite findings of probable cause by the State of Connecticut – due to, in the words of the prosecutor, the fragility of the “child victim.” Woody Allen was never convicted of any crime. That he got away with what he did to me haunted me as I grew up. I was stricken with guilt that I had allowed him to be near other little girls. I was terrified of being touched by men. I developed an eating disorder. I began cutting myself. That torment was made worse by Hollywood. All but a precious few (my heroes) turned a blind eye. Most found it easier to accept the ambiguity, to say, “who can say what happened,” to pretend that nothing was wrong. Actors praised him at awards shows. Networks put him on TV. Critics put him in magazines. Each time I saw my abuser’s face – on a poster, on a t-shirt, on television – I could only hide my panic until I found a place to be alone and fall apart.
Last week, Woody Allen was nominated for his latest Oscar. But this time, I refuse to fall apart. For so long, Woody Allen’s acceptance silenced me. It felt like a personal rebuke, like the awards and accolades were a way to tell me to shut up and go away. But the survivors of sexual abuse who have reached out to me – to support me and to share their fears of coming forward, of being called a liar, of being told their memories aren’t their memories – have given me a reason to not be silent, if only so others know that they don’t have to be silent either.
Today, I consider myself lucky. I am happily married. I have the support of my amazing brothers and sisters. I have a mother who found within herself a well of fortitude that saved us from the chaos a predator brought into our home.
But others are still scared, vulnerable, and struggling for the courage to tell the truth. The message that Hollywood sends matters for them.
What if it had been your child, Cate Blanchett? Louis CK? Alec Baldwin? What if it had been you, Emma Stone? Or you, Scarlett Johansson? You knew me when I was a little girl, Diane Keaton. Have you forgotten me?
Woody Allen is a living testament to the way our society fails the survivors of sexual assault and abuse.
So imagine your seven-year-old daughter being led into an attic by Woody Allen. Imagine she spends a lifetime stricken with nausea at the mention of his name. Imagine a world that celebrates her tormenter.
Are you imagining that? Now, what’s your favorite Woody Allen movie?"

domenica 2 febbraio 2014

Una riflessione su Grillo e il M5S

Premetto che la mia non vuole essere in alcun modo una difesa al Pd, a Renzi o a qualunque altra parte politica attualmente o in passato in gioco. In questi giorni ho letto di tutto e di più sui social networks e mi sono sinceramente stancato delle tante sciocchezze del e sul Movimento5Stelle
I punti su cui dibattere sono davvero molti:

- Iniziamo dal modus operandi Grillino e la legge elettorale.
La politica, fin dai tempi della Grecia, è fondata sull'accordo, sul compromesso. Grillo (e di conseguenza i grillini) pensa di poter fare tutto da solo: fonda un movimento, manda un centinaio di ragazzotti in Parlamento, rifiuta ogni confronto televisivo (e non) con gli altri partiti politici e spera di poter cambiare le cose. E' scemo lui o chi ci crede? 
Se Grillo voleva davvero cambiare le cose perché non si è seduto ad un tavolo con Renzi (o con Bersani a suo tempo) per trovare dei punti di incontro? Mi direte, non possono esserci punti in comune tra queste due parti politiche. Non è corretto. Per quanto diversi in ideologia o programma, ci sono sempre, in presenza di una volontà comune, delle decisioni che trovano il consenso di tutti. Ci sono alcuni temi su cui si può e si deve dibattere insieme per il bene del paese. Questo, Beppe Grillo lo ha evitato accuratamente, sbagliando a mio parere. Inutile che adesso se ne esca con una legge elettorale tutta sua (del Movimento). Come può passare in Parlamento dove non ha i numeri necessari? Tutto questo a mio parere dimostra l'intento di non migliorare le cose ma soltanto di far credere ad una parte degli italiani che lui è il bene e tutti gli altri il male.
Molti, ormai da giorni, vanno ripetendo che la nuova legge elettorale è atta ad escludere i pentastellati. Può essere. Certamente può essere migliorata. Tra i credi politici di Renzi, e chi l'ha seguito nell'esperienza fiorentina (non per forza votandolo ma anche solo ascoltandolo) lo sa perfettamente, c'è la ferma convinzione di importare il modello americano, dove due partiti (Democratici e Repubblicani) si oppongono. E' un modello veramente importabile nel nostro paese? Questo non lo so. Sta di fatto che oggi il nostro non è un sistema bipolare, bensi almeno tripolare (Pd, FI e M5S). Personalmente sono stanco di vedere decine di piccolissimi partiti che prendono qualche voto (quindi soldi), alcuni dei quali finiscono in Parlamento contribuendo a rallentare, ancor di più, la già immobile macchina politica italiana. Sono favorevole quindi ad un meccanismo grazie al quale il piccolo partito non può più giocarsi l'arma del ricatto.

- Sul pessimo show in Parlamento di qualche giorno fa. 
Sono completamente in linea con chi ritiene uno schifo i 7,5 miliardi di euro dati alle banche. Su questo non ci piove. Purtroppo non è la prima volta che ci troviamo di fronte a delle "porcate" simili. E temo non sarà l'ultima. Detto questo, però, credo fortemente che la forma sia sostanza. E' innammissibile che un'aula del parlamento italiano, luogo deputato a legiferare e quindi decidere il futuro del nostro paese, si trasformi in un pollaio. Trovo indecenti le frasi urlate da alcuni parlamentari grillini alle donne del Pd: "Siete qui perché siete brave a fare i p.....i !!". Le avrei ritenute inaccettabili anche se rivolte ad altri espondenti politici, sia chiaro. Credo che nel momento in cui un parlamentare scade nella violenza e nell'offesa verbale perda ogni qualifica per far sentire la propria voce ed opinione; Ritengo che il fine non giustifichi in alcun modo i mezzi usati. Il comportamento dei pentastellati è assolutamente da censurare, come lo sono stati altri in passato provenienti da diverse formazioni politiche. Se si ha difficoltà di controllo del proprio comportamento e del proprio linguaggio, forse sarebbe meglio non entrare in parlamento. In Italia e in pochi altri paesi al mondo è possibile vedere spettacoli cosi tristi in un luogo istituzionale.

- Sulla storia dei condannati.
Ritengo troppo a buon mercato l'applauso strappato con banalità di fronte alle telecamere. Troppo facile dire "i condannati in Italia non possono fare i bidelli ma possono legiferare". Nonostante sia d'accordo sul vietare l'ingresso in Parlamento ai condannati. Lungi da me difendere Berlusconi, chi mi conosce lo sa, però credo che se si vuol essere paladini della verità e della correttezza dovremmo anche dire che il Movimento5Stelle ha come suo leader (e non ditemi che sono i 9 milioni di italiani, è una frottola bella e buona) un signore che l'8 Aprile 1988 è stato condannato in via definitiva per omicidio plurimo colposo. Questo signore ha fondato il movimento, lo dirige dettando regole e influenzando (chi possiede un minimo di onestà intellettuale lo ammetterà) il comportamento dei "ragazzi" che sono in Parlamento. Nonostante questo, il buon Grillo chiede (giustamente) un parlamento pulito. Non vi sembra che quanto sta facendo Berlusconi sia molto simile a quanto fa Grillo? Secondo me si.

- Capitolo Internet
La Democrazia di Grillo si fonda sull'uso spasmodico e assoluto di Internet. Lui, insieme a Casaleggio (di cui parleremo tra un attimo), ritiene che la rete sia la panacea di tutti i mali, il modo per arrivare ad un incremento del demos del popolo, la cosiddetta Democrazia diretta
Vorrei innanzitutto sottolineare come l'uso del solo Internet escluda tutta una parte di popolazione che non usa la rete. Inoltre, anche la rete può essere usata in modo non democratico (vedi la consultazione di alcune settimane fa, aperta e chiusa da Grillo nel giro di poche ore, facendo votare soltanto una piccola parte degli iscritti al Movimento). 
Infine, vorrei porvi una domanda: Credete davvero che l'uso di Internet nel modo in cui lo intendono Grillo e Casaleggio sia positivo per il nostro paese e per la sua politica? 
Forse risulterà impopolare ciò che sto per dire, ma la linea del comico genovese è molto pericolosa: Io difendo la Democrazia, ci mancherebbe altro, però credo che occorrano dei limiti e delle regole. Se diamo totale potere decisionale agli italiani il rischio è che questo paese finisca in un baratro ancor più profondo di quello in cui si trova al momento. Non dimentichiamoci che Democrazia diretta significa dare potere decisionale a tutti, significa far decidere TUTTO a TUTTI, senza più distinzione tra ortolani e ingegneri, architetti e carabinieri. In poche parole senza più far distinzione tra chi la politica l'ha studiata (e magari praticata sul campo) e chi non. Democrazia diretta significa confidare che le persone che nel 1946 hanno espresso volontà di mantenere la Monarchia, anziché optare per la Repubblica, si siano svegliate. Democrazia diretta significa che chi vota per il proporzionale conosce la differenza tra questo ed un maggioritario. Sono semplici esempi ma potremmo continuare all'infinito. Gli italiani, purtroppo, sono un popolo di capre (per citare il sempre divertente Sgarbi), e la tendenza è all'imbarbarimento, non certo all'innalzamento della cultura individuale. Il compito di educare i giovani, prima spettante alla scuola, è stato soppiantato da quello di divertire, di svagare. Sempre più centralità hanno televisione (la cattiva televisione), social networks, spettacolarizzazione e banalizzazione di tutto. La cultura scritta è stata quasi completamente dimenticata dai più giovani.
Purtroppo, di fronte ad una richiesta di maggior demopotere, non corrisponde un uguale aumento di demosapere. Quindi, avanti con la democrazia, avanti con le decisioni popolari, purché si tenga bene a mente tutto questo e si lavori per aumentare la capacità di compiere scelte giuste per il paese, derivante soltanto dall'ampliamento della conoscenza su quelli che sono i temi e i problemi politici dell'Italia.
Se il Movimento5Stelle lavorasse per questo, sarei pienamente d'accordo...purtroppo non mi sembra il caso.

- Concludo con Casaleggio
Il personaggio in questione è conosciuto, ha la fama di essere alla base della filosofia pentastellata ma raramente concede interviste o rilascia dichiarazioni. Girando un pò in rete, potete trovare la sua visione del futuro: "GAIA" e "PROMETEUS". Sono due video realizzati dalla "Casaleggio e Associati" nei quali viene prospettato un nuovo ordine mondiale, nato in seguito alla terza guerra mondiale (con milioni di morti), che si baserà totalmente sull'uso della rete. Chi non si adeguerà, rimarrà fuori da questa società. Personalmente trovo agghiacciante tutto ciò. Non sono l'unico a pensarla cosi:
Philippe Daverio, per chi non lo conoscesse è un critico d'arte e conoscitore di storia, ha paragonato qualche giorno fa la propaganda di Casaleggio ai discorsi fatti nella Germania del 1933...guidicate voi!!
Tornando al M5S, troverei coerente che un movimento che predica trasparenza facesse chiarezza su quelli che sono i rapporti che legano Grillo-Casaleggio-M5S.

martedì 21 gennaio 2014

La legge elettorale Renzi-Berlusconi

Sono giorni infuocati quelli che accompagnano la discussione sulla nuova legge elettorale. Il sindaco Matteo Renzi, da poco eletto Segretario del Partito democratico, si sta impegnando per dare all'Italia, e a gli italiani, una legge elettorale più adeguata e in tempi brevi. 
Qualche giorno fa Renzi si è incontrato con il Leader di Forza Italia Silvio Berlusconi nella sede del Pd per discutere le regole che, con ogni probabilità, ci porteranno nel prossimo anno al voto.  

La nuova legge, frutto dell'accordo tra i due leader, è stata definita dal segretario Pd "Italicum" e prevede un premio di maggioranza da assegnare alla coalizione che raggiunge il 35% dei voti. Nell'eventualità che nessuno raggiunga questa soglia, è previsto un ballottaggio tra le due coalizione più votate. Il premio di maggioranza permette di ottenere il 53% dei seggi in Parlamento.
Oltre al premio, sono previste anche delle soglie di sbarramento, fondamentali per svincolarsi dal potere di ricatto dei piccoli partiti. Le soglie di sbarramento sono: il 5% per i partiti coalizzati, l’8% per i non coalizzati e il 12% per le coalizioni. 
Infine, l'Italicum prevede che i partiti o le coalizioni possano presentare una (breve) lista bloccata di candidati, togliendo cosi la possibilità agli elettori di esprimere la propria preferenza.

Superfluo dire che la proposta di Renzi-Berlusconi ha creato scompiglio nella politica italiana, vediamo il perché: 
- Innanzitutto, la soglia necessaria per ottenere il premio di maggioranza è troppo bassa. Passare dal 35% dei voti al 53% dei seggi ci pare veramente eccessivo. Su questo, credo, saranno tutti d'accordo. Spero nei prossimi giorni si lavorerà per portare tale soglia al 38-40%. 
- Secondo punto di scontro sono le soglie di sbarramento, ritenute da molti (non da tutti) troppo alte e dannose per quei partiti che sono si piccoli, ma pur sempre espressione di una qualche frangia di popolazione. D'altro canto, chi ha seguito Renzi nell'esperienza fiorentina, conosce la sua visione della politica: Matteo guarda con grande ammirazione al modello americano, dove due partiti (Repubblicano e Democratico) si trovano su posizioni diverse e si danno politicamente battaglia. Non ama la politica italiana, condizionata da un gran numero di piccoli partiti e dai loro ricatti. Non so quale sia la strada giusta per la nostra politica, sta di fatto che Renzi vorrebbe portare un bipolarismo in un sistema almeno tripolare (non viene considerata la presenza del Movimento5Stelle) e non so dove questo possa portare.
- Arriviamo all'ultimo punto di discordia: le liste bloccate. Personalmente credo che la possibilità di esprimere le proprie preferenze sia un importante diritto dei cittadini italiani. Detto questo, però, in Italia anche le cose più nobili vengono girate e rigirate, diventando un'arma a doppio taglio. Nel nostro paese, purtroppo, le preferenze non sono soltanto un sacrosanto diritto, ma soprattutto un facile modo per alimentare corruzioni e clientelismi. Anche su questo tema, come sul precedente, si sono sprecate in questi giorni voci pro e contro le liste bloccate. A breve vedremo se verrà trovato un punto di incontro tra le forze in gioco.